Ex asso dell’aviazione, spia internazionale, Vendicatrice, Difensore ed avventuriera spaziale, dopo essere stata esposta ad un macchinario alieno che le ha donato una forza sovrumana, il potere di volare e quello di emettere od assorbire energia,Carol Danvers è...

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#9 – Il male oltre le stelle

di Fabio Furlanetto

 

 

Hope Creek Nuclear Generating Station

Quando Kamala Khan ha indossato il costume di Miss Marvel una volta uscita da scuola, non pensava che oggi avrebbe dovuto impedire ad una nave aliena di lasciare il pianeta dopo aver quasi fatto esplodere una centrale nucleare.

E dato che quel “quasi” è unicamente merito di Capitan Marvel, che si è diretta verso il reattore per assorbirne l’energia in eccesso, Kamala non può rischiare di deludere il suo idolo.

La nave inizia a salire di quota: non c’è davvero tempo da perdere, e Miss Marvel ingigantisce i pugni per colpire qualunque cosa possa assomigliare ad una parte essenziale al funzionamento dell’astronave. E considerato che il velivolo interrompe bruscamente la propria salita, deve avere avuto successo.

-Okay: Miss Marvel uno, invasori alieni zero! – esulta la ragazza, quasi cadendo quando il rollio della nave le fa perdere l’equilibrio. Riesce ad aggrapparsi a quella che considera una delle ali dell’astronave all’ultimo secondo; il pilota sta cercando di liberarsi di lei, ma evidentemente la nave non è stata equipaggiata con armi che possano colpirne il velivolo stesso.

-Fammi indovinare: ho rotto qualcosa di importante e adesso non puoi più lasciare il pianeta, vero? Vediamo se trovo qualcosa che ti forzi anche ad atterrare – dice Miss Marvel, non sapendo se il pilota può veramente sentirla. Riesce a salire nuovamente sul tetto dell’astronave, usando una mano gigante per tenersi aggrappata alla fusoliera, e rendendo l’altra ancora più grande preparandosi ad un pugno che è certa obbligherà la nave ad un atterraggio.

Esita quando sente quello che sembra il rumore di un jet, e quando alza lo sguardo può vedere tre navicelle che non solo si avvicinano ma accerchiano rapidamente la nave.

-Altri alieni!? No, riconosco quel simbolo! E’ lo S.W.O.R.D.!

<Attenzione, nave non identificata, vi trovate in territorio terrestre senza autorizzazione. Scendete a terra immediatamente: la vostra nave è ora sotto la custodia del Sentient Worlds Observation...>

La nave non aspetta nemmeno la fine della frase prima di fare fuoco, schivando i colpi delle navicelle S.W.O.R.D. che non sembrano curarsi della presenza di Miss Marvel sul bersaglio.

 

Nel frattempo, nella centrale, Capitan Marvel sta assorbendo l’energia del reattore all’interno del proprio corpo. Non è semplice radioattività: qualunque cosa fosse il raggio che l’ha colpito, ha reso le reazioni nucleari della reattore enormemente più energetiche ed instabili di quando dovrebbe essere possibile. Il casco del suo costume trasmette una comunicazione:

<Squad##### a Capitan M##### ricevi?>

-Qui Capitan Marvel. Ci sono troppe interferenze, ripetete il messaggio.

<Intercett####ostile####umana sconosc###>

-Accidenti – mormora Capitan Marvel stringendo i denti; non c’è un equivalente umano per lo sforzo a cui sta sottoponendo il proprio corpo per assorbire energia così rapidamente.

-Capitan Marvel a squadra S.W.O.R.D, rapporto – ritenta.

<Siamo ##### colpiti da #### ostile. Abbiamo ingag####  nemico> è la risposta, fortunatamente un po’ più chiara ora che i livelli di radiazione sono notevolmente più bassi.

-Datemi qualche minuto e potrò darvi una mano. Miss Marvel è in salvo?

<## spiace Capitano ma ##### disturbata, ripetere>

-La ragazza in costume è con me. Non è un bersaglio ostile, ripeto, non è un bersaglio ostile.

<Ricevuto #####. Superumano ost###iduato, ingaggiamo>

-Cosa!? No! Non è ostile! Mi ricevete!?>

<#############>

-Razza di idioti – si lascia scappare Carol; di questo passo, le ci vorrà mezz’ora per stabilizzare il reattore e per allora la ragazza sarà carne da macello.

-Di questo ne risentirò stasera – commenta, facendo un ampio respiro ed assorbendo tutta l’energia del reattore nucleare più l’energia aliena che lo potenzia in meno di dieci secondi.

E’ abbastanza da farle girare la testa, ma mentre lei si inginocchia per riprendere fiato all’intera centrale nucleare non è rimasta abbastanza potenza da alimentare una lampadina.

Quando riapre gli occhi, l’energia nucleare del suo sguardo illumina a giorno la stanza del reattore.

 

Una base segreta delle Avanzate Idee Meccaniche

Questo è uno dei laboratori più tecnologicamente avanzati del pianeta. Non era così fino a poche ore fa, quando la sua tecnologia era il frutto delle migliori menti dell’A.I.M: molto al di sopra dei più stringenti standard dell’industria, ma ben poca cosa rispetto ai geni superumani della Terra.

Ora però la strumentazione ha subito un incredibile aggiornamento che ben poco ha a che fare con questo pianeta, sotto la supervisione di un agente posseduto dal parassita alieno Contagio.

Un uomo che indossa il caratteristico casco giallo dell’A.I.M si avvicina all’alieno, intento ad osservare una grossa vasca cilindrica all’interno della quale fluttua una massa rossa.

-I miei superiori richiedono un aggiornamento, Contagio.

-Tutto procede secondo i piani, Agente Gold.

-Il nostro accordo non prevedeva che tu prendessi il controllo di una nostra cellula – gli ricorda l’Agente Gold, che si guarda attorno: è l’unico agente di questa base ad aver mantenuto il controllo del proprio corpo, mentre tutti quanti gli altri si muovono come diligenti api operaie sotto lo stretto comando di Contagio.

-I vostri metodi erano inefficienti. L’accordo prevedeva che mi fossero fornite le risorse necessarie per liberare Thanos dalla sua prigione sulla Luna. Compiuta la mia missione, restituirò i corpi.

-Ritrasformare Thanos in carne e ossa è il compito di Gargoyle, Contagio. Il tuo è solamente quello di portarlo sulla Luna.

-E cosa crede che farà Thanos subito dopo essere tornato in vita, Agente Gold?

-Uccidere Gargoyle e farci risparmiare sul suo onorario, con un po’ di fortuna.

-E pensa veramente che una volta fatto questo sarà dell’umore giusto per stringere un patto con voi?

-Abbiamo un patto con Proxima Media Nox. Sarà lei la nostra mediatrice.

-Dopo aver deluso il suo signore durante l’invasione, persino lei avrà bisogno di avere qualcosa da offrire a Thanos in cambio della sua clemenza – risponde Contagio, appoggiando una mano sul vetro della vasca. La massa rossa all’interno muta rapidamente forma, prendendo un aspetto umanoide: si agita come un animale in gabbia, cercando freneticamente di liberarsi.

Il casco dell’Agente Gold maschera completamente il suo volto, un fatto di cui è felice: meglio che Contagio non lo veda sbiancare quando l’essere all’interno della vasca ricrea il ghigno carico di denti aguzzi del serial killer più efferato della storia d’America.

-Informerò i miei superiori che la clonazione di Carnage ha avuto successo – annuncia l’Agente Gold, allontanandosi dal mostro.

“Sarà difficile farglielo accettare; meglio tacere sul resto” pensa l’uomo, accelerando il passo quando cammina di fronte alle dozzine di Carnage nelle altre vasche.

 

Hope Creek Nuclear Generating Station

La nave Badoon può non essere più in grado di lasciare il pianeta, ma questo non la rende impotente. Le tre navicelle S.W.O.R.D. che le ronzano attorno sono molto più manovrabili nell’atmosfera, ma non possiedono nemmeno la potenza di fuoco necessaria per intaccare lo scafo.

Quello che possono fare benissimo, invece, è ridurre a brandelli Miss Marvel. E dopo aver schivato i primi colpi il pilota della nave aliena deve essersene reso conto, perché si ferma lasciando che le navicelle S.W.O.R.D. la prendano di mira.

Lei tenta di ridursi a dimensioni microscopiche, ma lo ha fatto troppe volte di recente ed il suo corpo non risponde al suo comando. Non conosce i suoi poteri abbastanza bene, ma è certa di non poter sopravvivere ai colpi di quelle navi.

Il tempo sembra fermarsi in quell’istante cruciale, fino a quando qualcosa di rosso e blu squarcia l’astronave come se fosse di cartone. Miss Marvel guarda verso l’alto, dove una donna dai capelli biondi resta sospesa a mezz’aria, avvolta da un’aura di energia gialla.

-Capitan Marvel a S.W.O.R.D.  Cessate il fuoco.

Le navi terrestri obbediscono, ma quella aliena si inclina per prenderla di mira.

-Capitano! Attenta!!! – la avverte Miss Marvel, quando i cannoni al plasma fanno fuoco.

La ragazza distoglie lo sguardo: il suo idolo è appena stata colpita a distanza ravvicinata, ed è completamente avvolta da una nuvola di fumo. Fino a quando, dopo quella che a Miss Marvel sembra un’eternità, quel fumo si dirada... rivelando Capitan Marvel che continua a fluttuare di fronte alla nave, con le braccia incrociate ed uno sguardo di sfida.

-Tutto qui? – è la sua domanda.

L’astronave inizia ad arretrare, e dal suono dei suoi motori ha tutta l’intenzione di andarsene il più lontano possibile.

-Ah no, non te la cavi così facilmente – dice Capitan Marvel, avvicinandosi abbastanza da colpire con un pugno la prua della nave. Anche con gli stabilizzatori, è un colpo sufficiente a farla roteare su se stessa.

-Grazie per la ricarica, idiota – conclude Capitan Marvel scagliando da ogni mano un raggio di energia concussiva, mandando in frantumi quelli che riconosce per esperienza come generatori antigravitazionali. Senza più nulla a sostenerla, la nave precipita al suolo.

Miss Marvel si lancia nel vuoto, scendendo delicatamente cambiando la forma delle braccia in una sorta di rudimentale paracadute. Quando la ragazza tocca il suolo, Capitan Marvel si trova già sull’astronave per rimuovere a mani nude il portello d’accesso.

Non sa bene cosa aspettarsi all’interno: la nave è di chiara origine Badoon, ma l’alieno che ha combattuto all’ingresso non apparteneva a nessuna razza conosciuta.

E’ sorpresa quindi nel trovarsi di fronte un essere umano, un maschio sulla sessantina dai capelli bianchi e dall’aria completamente innocente.

-Signore, devo chiederle di venire con me. Metta le mani dove posso vederle.

-E’ troppo tardi. Noi siamo dappertutto. Dietro ogni ombra, dietro ogni segreto.

-Okay – alza le spalle Capitan Marvel, rilasciando la scarica di energia più debole che riesce a creare: dovrebbe avere un effetto simile ad un taser su un normale essere umano.

-Sei potente. Ma il potere si può ottenere... – risponde l’uomo, mostrando qualcosa al Capitano: una piccola fiala di vetro, poco più di un paio di centimetri, che spezza con estrema facilità.

-...se se ne ha la volontà – prosegue l’uomo, inalando la microscopica dose di gas della fiala.

Capitan Marvel decide di essere più diretta e si avvicina per colpire l’anziano, che tuttavia le blocca il polso in una stretta titanica.

-Sì. Posso sentire il tuo potere – dice l’uomo, subendo una trasformazione a velocità straordinaria: i suoi muscoli si gonfiano a dismisura, fino a farlo diventare un gigante persino rispetto all’amazzonica Carol Danvers.

-Quel gas... Nebbie Terrigene, vero? Come diavolo le hai ottenute? – chiede il Capitano, cercando di liberarsi dalla stretta... in pochi secondi, l’uomo sembra diventato forte quanto la Cosa.

-Molto peggio del Diavolo – conclude l’umano, lasciando improvvisamente la presa. Quando l’avversario fa un passo indietro, Capitan Marvel si prepara ad un’altra battaglia... ma si ferma quando l’uomo si inginocchia, portandosi una mano al petto.

-L’Ordine Oscuro porta i suoi saluti – dice l’uomo, crollando definitivamente. Il suo corpo riprende molto rapidamente le proprie dimensioni originali.

Quando gli altri agenti S.W.O.R.D. salgono a bordo, trovano Capitan Marvel a controllare il polso del misterioso pilota.

-Tutto a posto, Capitano? Che cosa è successo?

-Ancora non lo so. Ma quest’uomo è morto.

 

United States Maximum Security Installation for the Incarceration of Superhuman Criminals

Conosciuta come “La Volta”

L’uomo in giacca e cravatta blu mostra il lasciapassare alle due donne che indossano l’armatura dei Guardiani. Una volta verificato che si tratta dell’avvocato Nick Wright e che l’uomo ha superato tutti i controlli per assicurarsi che non nasconda armi o sia un mutaforma, una delle guardie disattiva il campo di forza ed apre la porta blindata che si trova dietro di esso.

-Faccia attenzione – lo avverte una delle guardie, prima di richiudere la porta.

Nick allenta la cravatta e si avvicina alla sua cliente: un’aliena dalla pelle blu, messa in risalto dalla tenuta carceraria arancione, lo sta aspettando seduta sul pavimento della sua cella.

-Proxima Media Nox. La stanno trattando bene, mi auguro?

L’aliena apre gli occhi. Anche se non dice niente, il suo disappunto è quasi tangibile.

-Uhm. Okay. La buona notizia è che Contagio ha radunato il suo esercito ed è pronto per la prossima fase. La cattiva è che lei non ci ha detto tutta la verità sui suoi trascorsi sulla Terra, o mi sbaglio?-

Proxima resta in silenzio e non sembra avere nessuna reazione. Non ha ancora battuto le palpebre.

-Siamo venuto a conoscenza che alcuni invasori Badoon sono rimasti sulla Terra per prendere parte ad un traffico di Nebbie Terrigene. Lei non ne sa niente? Sarebbe strano, dato che i Badoon facevano parte della flotta di Thanos di cui lei era la seconda in comando.-

Un’altra pausa. Ancora nessuna reazione da Proxima.

-Voglio essere chiaro, miss Nox: le Avanzate Idee Meccaniche non hanno nulla da obiettare su un simile commercio, comprendiamo che un’associata di alto profilo come lei debba avere numerose operazioni in corso. Quello che preoccupa i miei datori di lavoro è che i Badoon erano pronti a far esplodere una centrale nucleare... un’azione che non possiamo condonare, e spero proprio di non doverle spiegare perché sarebbe nocivo per i nostri affari, non è così?-

Pur restando inespressiva, Proxima si alza lentamente in piedi. L’amazzone blu è un paio di spanne più alta dell’avvocato e lo guarda dall’alto al basso. In silenzio.

-Ora capisce perché abbiamo interrotto le trattative per farla rilasciare, vero? Se non fosse intervenuto un agente esterno, le vittime sarebbero state-

La mano blu si stringe attorno alla gola dell’avvocato, e Proxima lo solleva come se fosse leggero come una piuma. Lo fissa negli occhi e pronuncia una sola parola:

-Chi?

Nick Wright cerca di liberarsi, ma sa che è uno sforzo inutile. Risponde con il poco fiato rimasto:

-Capitan... Marvel...

Una vena sulle tempie di Proxima Media Nox si gonfia. Lascia la presa, facendo un ampio respiro mentre l’avvocato cade rovinosamente a terra.

-Devo uscire. Quando? – chiede l’aliena.

-Ci stiamo... lavorando – risponde l’avvocato, massaggiandosi la gola.

Proxima Media Nox non ha bisogno di dire nulla. Uno sguardo, e la macchia sui pantaloni dell’uomo si allarga rapidamente.

-C’è una prigione in mezzo all’oceano; la chiamano il Raft. Ancora più sicura della Volta, ma molto più isolata: la nostra miglior chance è prelevarla durante il trasferimento.

-Bene. Portatemi lì.

-Non è così semplice. Solamente i criminali più pericolosi, persino troppo pericolosi per essere tenuti nella sezione di massimo isolamento della Volta, sono trasferiti al Raft.

-Ho promesso di erigere un tempio di teschi e viscere in tributo alla gloria di Thanos.

-E questo sarebbe utile per chiedere l’infermità mentale. Dovrebbe dimostrare di essere un pericolo costante per gli altri prigionieri, per le guardie o per... uhm...

Nick Wright inizia ad indietreggiare non appena Proxima fa scrocchiare le nocche.

-Ha ancora bisogno... dei miei servizi... signorina Nox?

-Non per molto.

 

Dall’altra parte della porta blindata

Essere una guardia può essere un lavoro noioso ed ingrato. Specialmente se è richiesto indossare un’armatura durante tutto l’orario di servizio, anche se si resta di guardia ad una porta chiusa.

-Lo sai quanto costa tenere acceso quel campo di forza? – si lamenta una delle due donne, rompendo il ghiaccio. Non può vedere l’altra alzare gli occhi al cielo, sotto il casco verde.

-Adesso non ricominciare...

-Dico sul serio! Quest’armatura costa più di quanto guadagniamo tutte e due in un anno, e le usiamo solo per aprire e chiudere una stupida porta.

-Di cosa ti lamenti? Ho lavorato in una prigione per non super-umani. Qui è una pacchia.

-Dico solo che risparmieremmo un bel po’ se ci fosse la pena di morte per tutti i super-criminali.

-Dai, non puoi dire sul serio.

-Perché no? Hai visto quella pazza. Non si merita di più.

-Quindi vorresti che la uccidessimo ancora prima che sia processata? Se lo facessimo, che cosa ci renderebbe migliori di lei?

-Per cominciare, non saremmo noi l’assassina aliena che...

Il discorso è interrotto da un suono raccapricciante, un urlo di puro terrore e disperazione. Immediatamente seguito prima da una sirena d’allarme e poi da un colpo alla porta blindata, un boato che fa scuotere l’intero livello.

-Oh merda. Codice rosso nella cella di isolamento! Ripeto, codice rosso nella...

La guardia resta a bocca aperta, senza terminare la frase, quando la porta viene letteralmente scardinata. Osserva Proxima Media Nox, dall’altra parte del campo di forza: mostra il macabro trofeo che stringe con una mano sola, il corpo di Nick Wright tenuto per i capelli. O meglio, una parte di Nick Wright: la testa è ancora attaccata alla spina dorsale estratta a forza dal corpo.

-Voglio un altro avvocato.

 

Jersey City

Il sole è già calato sulla città più grande dello “stato giardino”, e Capitan Marvel sta lentamente volando di fianco ai lampioni di Grove Street.

-Laggiù – indica Miss Marvel, aggrappata alle spalle dell’ex Vendicatrice.

Le due atterrano sul retro di una modesta casetta a due piani, dove Capitan Marvel non si lascia scappare un’osservazione:

-Le luci sono ancora accese. Sicura di non voler entrare dalla finestra?

-No, i miei mi ucciderebbero se pensassero che sono rientrata di nascosto – risponde Miss Marvel, o meglio la ragazza che fino a poco fa indossava il costume di Miss Marvel: ora è una normalissima teenager che rientra a casa molto dopo il suo coprifuoco.

-Non c’era bisogno di mostrarmi il tuo vero volto, Miss Marvel.

-Kamala. Kamala Khan – la corregge la ragazza.

-Forse adesso non lo realizzi, ma dovresti stare più attenta alla tua identità segreta: io non l’ho fatto per parecchio tempo e sto faticando per correre ai ripari.

-Ma io non ho niente da nascondere, non a te almeno.

-Niente niente, uh? Quindi immagino che questa sia la prima volta in cui sgattaioli fuori d’in casa senza il permesso dei tuoi genitori, vero? – chiede Capitan Marvel, certa di aver colto in flagrante la sua ammiratrice.

-Certo. Perché, tu lo facevi spesso alla mia età?

-Uhm, quasi dimenticavo di darti questo – cambia argomento Capitan Marvel, porgendo a Kamala un dispositivo non più grande di un bottone dove è impresso il simbolo di una spada.

-Un comunicatore di emergenza S.W.O.R.D. Con questo potrai metterti in contatto con me; mi raccomando, usalo unicamente in caso di emergenza.

-Forte! Speravo in una communicard dei Vendicatori ma anche questo... ehm... volevo dire... capisco che è una grande responsabilità e prometto che non ti deluderò.

-Kamala!!! – urla una voce maschile. Dalla casa sono appena usciti due adulti: un uomo massiccio con folti baffi ed una donna dal capo coperto da un velo; quest’ultima corre da Kamala così in fretta da non essersi nemmeno accorta della presenza della super-eroina.

-Dove eri finita!? Abbiamo chiamato la scuola e la polizia, pensavamo avessi avuto un incidente o che fossi stata rapita o che fosse successa chissà quale disgrazia!!!

-Mamma, mi stai mettendo in imbarazzo davanti a Capitan Marvel...

-Grazie per aver riportato a casa la mia bambina – dice l’uomo, afferrando la mano di Carol e stringendola vigorosamente.

-La prego di scusarla per qualunque cosa abbia combinato la mia piccola – aggiunge la madre.

-Sono io a dovermi scusare, signora Khan, avrei dovuto riportare Kamala a casa ad un orario decente. A dire la verità, senza di lei non avrei sventato una possibile invasione aliena.

-Invasione aliena? L’immigrazione ha i suoi super-eroi?

-Alieni dello spazio, papà.

-Cos’ha a che fare la mia piccolina con gli alieni? – chiede la madre.

-Potreste smetterla di chiamarmi così davanti al Capitano? – Kamala chiede sottovoce; il cuore le sale in gola tanto per l’imbarazzo che per quello che sta facendo Carol: perché mettere in pericolo la sua identità segreta, soprattutto dopo quello che le ha detto poco prima?

-Kamala ha fornito allo S.W.O.R.D. informazioni vitali per la nostra missione di proteggere il pianeta. Non posso divulgare altro per ragioni di sicurezza planetaria, e per lo stesso motivo non potrò rendere pubblico il suo coinvolgimento, ma era giusto che sapeste che vostra figlia è una vera eroina americana – Capitan Marvel rivela, facendo persino il saluto militare mentre inizia a levitare.

I Khan si allontanano, vedendola illuminarsi mentre sale verso l’alto prima di sparire in un lampo oltre l’orizzonte, lasciandosi alle spalle una scia di energia.

-Super-eroi in New Jersey. Dove andremo a finire – commenta Yusuf Khan, lisciandosi i baffi.

-Sembra una brava ragazza. Peccato debba restare un segreto; una sua raccomandazione sarebbe tornata utile per la tua domanda all’università – sospira Disha.

-Bene, se non vi dispiace, io me ne vado a letto – cambia argomento la figlia, incamminandosi verso casa prima di essere congelata dalla voce del padre:

-KAMALA. Quando abbiamo chiamato a scuola, ci hanno detto che eri in punizione per aver di nuovo prestato più attenzione al tuo smartphone che alla lezione. Credo che sia arrivato il momento per un’altra discussione sull’importanza della tua educazione.

-Perfetto, quello che ci voleva per chiudere la giornata – sospira Kamala, nascondendo in tasca il comunicatore che le ha dato Capitan Marvel.

 

United States Maximum Security Installation for the Incarceration of Superhuman Criminals

Conosciuta come “La Volta”

Proxima Media Nox si passa le mani tra i lunghi capelli blu, ormai sporchi di sangue, e fa un lungo respiro. Aveva bisogno di un po’ di movimento, dopo essere rimasta confinata nella sua cella per così tanto tempo, ma è il caso di darsi un contegno.

La sua uniforme è un disastro, lacerata e piena di bruciature da raggi repulsori, ma la sua pelle è ancora immacolata. Sposta i cadaveri delle guardie e si siede, incrociando le gambe.

Chiude gli occhi, ignorando la sirena e ritrovando la calma. I Guardiani che raggiungono la sua posizione le gridano ammonimenti e minacce, ma lei non li sente più: è di nuovo in pace.

Non è una scena che i terrestri dimenticheranno facilmente. Attorno all’aliena ci sono i cadaveri di otto Guardiani, sei donne e due uomini. Quattro teste sono state mozzate, una delle quali Proxima tiene ancora in grembo. Attorno a lei anche nove arti rimossi brutalmente e diversi organi, tra cui due cuori. Ed ovviamente una copiosa quantità di sangue... e neanche una goccia è blu.

In mezzo alla morte, Proxima Media Nox ha ritrovato la pace interiore. E prega la Morte che anche questo assurdo pianeta possa presto fare altrettanto.

 

Castello Garrington, Regno Unito

L’ultima cosa di cui Capitan Marvel aveva bisogno era un volo intercontinentale; avrebbe preferito fermarsi a dormire nella sua casa in Queens, e quando entra dalla finestra del Castello non è nemmeno certa di avere le forze per arrivare fino al letto.

Si toglie la maschera ed allenta la cerniera dal costume, fluttuando a pochi centimetri dal pavimento per non fare alcun rumore; l’unica luce è la tenue bioluminescenza che sta emanando.

Ha ancora così tante domande in testa: cos’è questo Ordine Oscuro di cui parlava quell’uomo? Chi sta spacciando Nebbie Terrigene e perché?

Tutte domande che svaniscono dalla sua mente quando raggiunge la camera da letto, dove trova suo marito Dane Whitman addormentato sul letto indossando ancora i vestiti.

Tra le braccia stringe le loro gemelle Jane e Jade, e a giudicare dalle macchie sui suoi vestiti e dai biberon vuoti sparsi attorno a lui non dev’essere stata una giornata facile neanche per lui.

Carol sorride e si avvicina per baciare Dane sulla fronte, passandogli una mano tra i capelli.

Jane si sveglia e scoppia immediatamente a piangere; il rumore sveglia di colpo non solo Dane, ma anche Jade che piange con lo stesso volume della sorella.

-Che razza di giornata – sospira la loro madre, rendendosi conto che la fine della giornata di Capitan Marvel è solo l’inizio di quella di Carol Danvers.

 

CONTINUA